Loading.....

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. X

Galleria Patricia Armocida Logo
Artsy

DOZE GREEN, MIMESIS, Even The Greatest Stars


Inaugurazione 21 Marzo 2023 h 19:00, Via Argelati n° 24, 20143 Milano (MI)


Fino al 30 Giugno 2023

DOZE GREEN, MIMESIS, Even The Greatest Stars

21 Marzo - 30 Giugno 2023

DOZE GREEN

 

MIMESIS

- EVEN THE GREATEST STARS -

 

FROM MARCH 21ST TO JUNE 30TH

 

COMUNICATO STAMPA

 

È la poesia della mimesi. O MIMESIS, mostra personale dell’artista statunitense Doze Green (New York, 1964) che la Galleria Patricia Armocida, via Argelati 24, è lieta di ospitare dal 21 Marzo al 30 Giugno 2023. Un’esposizione di lavori inediti, il cui tratto in comune al passato è dato dall’approccio riflessivo che Green pone sulla società contemporanea, indagando dapprima se stesso e dunque ciò che lo circonda: l’infinito. Partendo dall’analisi della relazione e i principi di corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, il suo ultimo lavoro esplora forme e colori del regno dell’infinitamente piccolo che rispecchiano come mimesi un ordine armonico in grado di reggere le varie sue parti nell’universo. Spazio, tempo, superficie vivente e artistica. Ponendosi delle domande, prima alla propria persona e, successivamente, ai suoi mezzi espressivi, la pittura e il disegno: “We create worlds, yet who created us?”. “What is reality?” Chimere o distopie. Coscienza eterea o artificiale. Dove sta dunque la mimesi? E cosa accade nel momento stesso in cui essa si compie nella trazione fra spazio e tempo? A enfatizzare la questione sono le 10 tele e gli 14 disegni, da cui appaiono figure con contaminazioni mistichenumerologiche ed ermetiche. Doze dispiega un mondo intenso pieno di esseri polimorfici/teriantropici connessi in una danza dinamica carica di energia vitale e creativa. Corpi tipografici in astrazione in cui la Lettera, registro universale del linguaggio e dell’informazione, distaccata dalla sua funzione di strumento interpretativo, diventa un feticcio del sapere, della cultura, quindi della verità. Figure che si sono evolute e liberate nello spazio in continua metamorfosi. Il processo si rivela all’occhio via via, durante l’osservazione altrettanto esplicativa del lavoro antecedente di Doze Green cresciuto nel pieno della rivoluzione culturale hip hop nella Manhattan anni ’80, da cui emerge la reminiscenza cromatica come se viaggiasse sul New York City Transit System. Un vissuto trascorso con Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e, soprattutto, con Rammellzee. Artista/filosofo e visionario da cui derivano influenze futuristiche, cibernetiche e cosmologiche. Un’altra mimesi. In mostra lo spettatore può cercare attraverso lo sguardo, la riflessione, di rintracciare la propria fusione con l’opera osservata. Il movimento, il soggetto che si rende autonomo all’interno dello spazio. La danza sorgente di energia, elemento da sempre considerato da Green alla pari di uno spirito, collega la mente al corpo. Si viene guidati, infatti, dall’arte compiuta dall’artista e dal suo immaginario che finalmente si compie, in una mutevole realtà, muovendosi sulla base del “vuoto” eppure punteggiato da sensazioni vibranti, grazie a cromie nette e timbriche. Nuovamente la mimesi. L’umanità microcosmica si è tuffata nell’oblio e fa fatica a riemergere, a riconoscersi, fondendosi con il tutto, trasformandosi. L’unica possibilità, citando i Kraftwerk: “Even the greatest stars”. Specchiandosi realmente e, subito dopo, riconoscendosi nel Vero. O danzando, fondendosi con il sé più concreto.

 

BIO

 

Jeff Green (1964) nasce nell'Upper West Side di Manhattan ed è protagonista della scena artistica newyorkese degli anni Ottanta. Pioniere del Writing, comincia a dipingere la metropolitana di New York nel 1977, con mentori quali Dondi White, Phase2 e Rammellzee che hanno influenzato la sua estetica nonché filosofia, sviluppando uno stile estremamente riconoscibile in cui fonde una visione futuristica a elementi simbolici e concetti legati alla numerologia. L’anno successivo entra a far parte della Rock Steady Crew antesignana di un nuovo stile di danza noto come break dance o B-Boying. Il gruppo inizia a ballare in mostre d'arte e gallerie di Soho e del Lower East Side di Manhattan. Nel 1982 Green presenta le sue opere in due mostre presso la Fashion Moda, la stessa galleria dove espone Jean Michel Basquiat e alla Fun Gallery di Patty Astor con Keith Haring. Tra l’83-’84, dopo le apparizioni in film importanti come Wildstyle (1982) con la Crew, Flashdance (1983) e Style Wars (1983), espone a New York da Tony Shafrazi Gallery, Leo Castelli e Barbara Brathen Gallery. Successivamente nel 1986 è presente al group show Surrealismo con Andy Warhol, in compagnia del quale partecipa al noto libro-documentario Antonios girls (1982) con protagoniste Jessica Lange, Jerry Hall, Pat Cleveland e Grace Jones. Con il fondatore della Pop-Art è ospite alla serata celebrativa del lungometraggio dipingendo allo Studio 54.  Doze Green negli anni ’90 si trasferisce in California evolvendo e perfezionando il suo linguaggio visivo in modo coerente. La struttura della lettera si libera e la linea si tramuta in flusso perpetuo da cui emergono rappresentazioni astratte del corpo umano. Da allora il suo lavoro, è esposto in importanti gallerie e musei in tutto il mondo ed è presente in collezioni pubbliche e private.

 

Tra le mostre personali, ricordiamo: Gray Matter 3.0, Museum of Graffiti, Miami - Austin, USA, 2022; Transmissions, Chenus Longhi, Paris, France, 2018; Limbo, Wunderkammer, Milan, Italy, 2016; Out of Knowhere, Jonathan LeVine, New York, USA, 2014; Solo, Openspace Gallery, Paris, France, 2013; Luminosity In The Dark Rift, Jonathan LeVine, New York, USA, 2012; New Works, Jonathan LeVine Gallery, New York, USA, 2010; Rubincon's Cube, with Pavirellis, New York, USA, 2008; N.O.O.N., Jonathan LeVine Gallery, New York, USA, 2008; Gas, Global Gallery, Sydney, Australia, 2007; Gas, Paper Shadow Gallery, Melbourne, Australia, 2007; The Left Hand Path, Webbs Gallery, Auckland, Australia, 2007, Greymatter, 111 Minna Gallery, San Francisco, USA, 2004; Solo, Carlos Irizarry Gallery, San Juan, Puerto Rico, 2003.


Tra i group show, invece: Concrete to Canvas, West Chelsea Contemporary, New York, USA, 2022; Beyond the Streets, Beyond the Streets, New York, USA, 2019; Cross the Streets, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Italia, 2017; The Bridges of Graffiti, collateral event of the 56th Biennale di Venezia, Italia, 2015; TAG, Grand Palais, Parigi, 2009; Chimera, Miami International Art Fair, USA, 2009; In the Land of Retinal Delights, The Juxtapoz Factor Laguna Art Museum, Laguna, USA, 2008; War Pen, Leonard Street Gallery, Londra, UK, 2008; Beautiful Losers, Contemporary Arts Center, Cincinnati, USA, 2004; Casita, Museo de Art de Puerto Rico, San Juan, Puerto Rico, 2004; Juxtapoz, 111 Minna Gallery, San Francisco, USA, 2004.

ARTISTA